Report dal Salone del Mobile di Milano 2016
Report dal Salone del Mobile 2016
L’edizione 2016 del Salone del Mobile di Milano, pur nella sua consueta varietà multiforme, offre interessanti spunti di riflessione sul presente ed il futuro del design, italiano e non.
Alcune fra le più note aziende italiane, come Kartell e Zanotta, hanno scelto di mettere in mostra negli stand in Fiera i propri prodotti “classici”, inquadrati in una sorta di summa della storia del marchio. E’ come se alcuni protagonisti del design italiano, nell’anno che coincide con la XXI esposizione della Triennale, abbiano deciso di fare un “punto a capo”, per affermare con decisione l’identità e le specificità di quella tradizione nazionale di produzione degli oggetti di arredo che, a partire dal secondo dopoguerra, ha contribuito a definire il cosiddetto “Made in Italy”.
Ecco dunque che Kartell, con la mostra Talking Minds, mette l’accento sui designers che hanno lavorato e che ancora disegnano per il marchio milanese, attraverso un percorso che esalta le singole personalità: Alessandro Mendini, Patricia Urquiola, Fabio Novembre, Ferruccio Laviani, Philippe Starck, Tokujin Yoshioka, Alberto e Francesco Meda; ad ognuno di essi viene dedicata una “stanza” identificata da un colore e da un volto, in cui il protagonista racconta, la genesi di uno o più prodotti disegnati per Kartell.
Kartell: viste generali della mostra e delle stanza dedicate a Philippe Starck e a Alessandro Mendini.
Zanotta, in modo simile, in uno stand decisamente “green”, affianca le produzioni recenti, fra cui oggetti di Frank Rettenbacher, a pezzi storici disegnati tra gli altri da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Enzo Mari, Superstudio, De Pas d´Urbino Lomazzi e Carlo Mollino, oltre ad un eccezionale tavolo monoblocco in cemento progettato nel 1936 da Piero Bottoni.
Zanotta, il tavolo Fenice disegnato da Piero Bottoni nel 1936
Zanotta; vista di uno degli spazi dello stand, a destra il tavolo Quaderna di Superstudio, 1970
Zanotta, due sgabelli “Mezzadro” di Achille e Piergiacomo Castiglioni, 1957, fanno capolino fra il verde.
Ma anche alcuni marchi internazionali hanno seguito un’impostazione analoga; ad esempio Knoll espone i nuovi prodotti disegnati da Piero Lissoni e Marc Krusin insieme ai pezzi “storici”, disegnati da Florence Knoll, Mies van der Rohe, Eero Saarinen e Harry Bertoia, all’interno di uno spazio progettato da Rem Koolhaas ispirato al Padiglione di Barcellona di Mies del 1929.
Lo spazio Knoll è ispirato al padiglione di Barcellona di Mies van der Rohe. Sopra visualizzazione del padiglione “this is Knoll” di OMA-Rem Koolhaas.
Il padiglione di Knoll con una serie di sedute inclusa la Diamond chair di Harry Bertoia, 1952
Vitra espone i nuovi prodotti disegnati da Jasper Morrison e Ronan & Erwan Bouroullec insieme ad una riedizione del tavolino da caffè progettato da Charles e Ray Eames nel 1949.
Lo stand di Vitra al Salone del Mobile 2016
Questa tendenza alla celebrazioni di una propria identità storica, non univoca ma indubitabile, può essere letta da almeno due punti di vista, diversi ed in qualche modo contrapposti.
Da un lato un’orgogliosa carrellata su quello che sono lo spirito ed i molti elementi distintivi della propria identità può essere un doveroso “punto a capo” su cui fondare il futuro del design negli anni a venire, magari cominciando a riservare una maggiore attenzione alle nuove generazioni di progettisti che, mai come in passato, sono numerosi e pronti a portare il proprio contributo di innovazione, come è chiaro nell’esplosione di quell’autoproduzione attraverso cui molti nuovi designers scelgono (?) di esprimersi.
Dall’altro la tendenza potrebbe indicare una sorta di autocelebrazione, in cui i valori di “ciò che siamo e siamo stati” rischia di diventare un freno all’innovazione e al (necessario) rischio di investire in progetti e designers non affermati.
Ovviamente ogni azienda sceglie una propria visione ed impostazione imprenditoriale, ma il trend generale rispetto a questi due approcci alternativi e contrapposti si potrà presto vedere nell’attenzione che il sistema del design (Italiano e non solo) sarà capace di riservare a nuove figure, alla capacità di innovare forme e materiali, all’attenzione verso i nuovi comportamenti e modi di vivere, all’utilizzo di tecnologie avanzate sia nella produzione che nel settore dell’”embedded”. Staremo a vedere.
MDF, Tense Material table di Piergiorgio Cazzaniga
Citco, tavolo Enigma di Daniel Libeskind
Citco libreria Valle di Zaha Hadid Architects
Viste dello stand di Artek, progettato da Kuehn Malvezzi
Lo stand di Missoni.
Arper: le sedie Catifa, new edition.
All photos © Inexhibit, 2016
copyright Inexhibit 2024 - ISSN: 2283-5474