Phyllida Barlow – Folly | Il padiglione britannico alla Biennale d’Arte 2017
La Biennale di Venezia
Padiglione della Gran Bretagna alla Biennale d'Arte 2017
Commissario: The British Council - Emma Dexter
Un’immagine della mostra Folly di Phyllida Barlow. Foto © Inexhibit 2017
Phyllida Barlow – Folly | Il padiglione della Gran Bretagna alla 57° Biennale d’Arte di Venezia
Alla Biennale d’Arte 2017, il Padiglione della Gran Bretagna presenta Folly, un’installazione site-specific di Phyllida Barlow. La mostra è, come sempre, commissionata dal British Council attraverso il proprio Visual Arts Director, Emma Dexter.
Phyllida Barlow, nata nel 1944 a Newcastle upon Tyne, è conosciuta per le sue opere scultoree, realizzate con materiali poveri, come cemento, legno, tessuto ed elementi recuperati che vengono trasformati in misteriose e inquietanti forme.
Per la Biennale di Venezia 2017 la Barlow ha creato “Folly”, termine inglese che indica sia una decorazione architettonica stravagante che uno stato ebbrezza mentale. L’opera interagisce con l’architettura del padiglione già dall’esterno dell’edificio, dove l’artista ha installato un gruppo di buffe bolle colorate (o più precisamente, palle di natale giganti, come l’artista le definisce) che in qualche modo demistificano le seriose forme neoclassiche dell’edificio.
L’esterno del padiglione con il gruppo di bolle colorate. Foto © Inexhibit 2017
All’interno del padiglione, una sequenza di forme monumentali riempie le stanze, come fossero sonde inviate per esplorare questi spazi. I grandi oggetti, alcuni dall’ aspetto ruvido e grigiastro – somigliante a quello di infrastrutture urbane abbandonate o di edifici industriali – altri dalle superfici colorate e vivaci, creano la dinamica dello spazio e un senso di costante sorpresa e scoperta.
Al centro della sala d’ingresso sono collocate quattro grandi colonne circondate da altri oggetti verticali che evocano antiche architetture e monumenti megalitici; alcuni grigi, alcuni colorati di un rosso intenso. Le colonne “fessurate” rivelano però la loro struttura interna e la “banalità” della loro tecnica realizzativa”, come afferma la stessa autrice.
Phyllida Barlow, Folly; viste delle strutture installate nella sala d’ingresso del padiglione britannico. Foto © Inexhibit 2017
ll dialogo tra l’architettura del padiglione e le installazioni di Barlow continua nella sala successiva, dominata da un enorme muro inclinato – realizzato con una struttura in legno ricoperta da una serie di pannelli colorati – completato dal simulacro di un balcone incrostato, una sorta di reperto recuperato dal fondo della laguna di Venezia, e da una serie di contrappesi sospesi sul lato opposto. Ancora una volta, il pubblico può leggere la struttura portante e la vera natura dell’opera.
Phyllida Barlow, Folly; viste del muro inclinato con balcone. Foto © Inexhibit 2017
Tutti gli oggetti mettono in discussione l’aspetto “istituzionale” del padiglione, invitando allo stesso tempo il visitatore ad esplorare il suo spazio, trasformato dalla Barlow in un luogo giocoso, labirintico, ossessivo ma assolutamente amichevole.
Phyllida Barlow, Folly; la scultura “axle” installata nel padiglione britannico.
Foto © Inexhibit 2017
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