Ghana Freedom – Il padiglione del Ghana alla 58° Biennale d’Arte di Venezia
La Biennale, Venezia
Ghana Freedom – Il padiglione del Ghana alla 58° Biennale d’Arte di Venezia
Felicia Abban, John Akomfrah, El Anatsui, Lynette Yiadom-Boakye, Ibrahim Mahama e Selasi Awusi Sosu: sono i sei artisti invitati ad esporre nel Padiglione del Ghana, alla sua prima partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia.
Curato da Nana Oforiatta Ayim e disegnato da Sir David Hadjaye, “Ghana Freedom” – il titolo è tratto dalla composizione che di E.T. Mensah scrisse alla vigilia dell’indipendenza della nuova nazione, nel 1957 – il padiglione è una riflessione sull’ eredità e le traiettorie di quella libertà conquistata attraverso il lavoro dei sei artisti che rappresentano anche tre generazioni.
In copertina: foto di Italo Rondinella, courtesy: La Biennale di Venezia
La mostra, alle Artiglierie dell’Arsenale, include grandi installazioni di El Anatsui (1944) e di Ibrahim Mahama (1987); ritratti della fotografa Felicia Abban (1935) e della pittrice Lynette Yiadom-Boakye (1977); una proiezione cinematografica a tre canali di John Akomfrah (1957) e una video scultura di Selasi Awusi Sosu (1976).
Lo spazio dedicato alle installazioni di El Anatsui colpisce in particolare per la potenza visiva delle opere che ricoprono ogni centimetro delle pareti: arazzi bellissimi e dai colori intensi nei quali le tonalità brune delle terre fanno esplodere gialli e rossi abbacinanti. Ma la vera sorpresa è la materia di cui sono costituite: piccoli frammenti di materiali accostati fra loro -spesso si tratta di alluminio ricavato da tappi di bottiglia e scatolette – fissati ad una impalpabile trama sottostante; centinaia, migliaia di piccole tessere che disegnano mappe di territori immaginati nei quali l’occhio si perde inseguendo traiettorie di fiumi e curve di livello.
Sopra: El Anatsui, Earth Shedding Its Skin, 2019, tappi di bottiglia e fili di rame, dettaglio, dimensioni variabili. Foto Inexhibit, 2019.
La ricchezza e la diversità espressa dalla partecipazione del Ghana è espressa dalle parole di David Hadjaye: “Essere in grado di mostrare la diversità e la creatività del Ghana su scala internazionale è un risultato incredibile, che mostra il talento che abbiamo da offrire. L’impegno e l’ispirazione mostrati dal Presidente nel commissionare questo padiglione è una testimonianza di ciò che il nostro Paese ha da offrire alla comunità artistica “.
Lynette Yiadom-Boakye, Just Amongst Ourselves (2019), serie di dipinti, olio su lino e tela.
Foto: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia.
Ibrahim Mahama, A Straight Line Through the Carcass of History 1649 (2016–19).
Rete per pesci affumicati, legno, tessuti e materiali d’archivio. Foto: Italo Rondinella. Courtesy La Biennale di Venezia.
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