Il Padiglione Centrale ai Giardini | Biennale di Architettura di Venezia 2018
FREESPACE, 16a Biennale di Architettura di Venezia, la facciata principale del Padiglione Centrale ai Giardini; foto © Inexhibit
FREESPACE -16a Biennale di Architettura di Venezia
La mostra nel Padiglione Centrale ai Giardini
Curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara di Grafton Architects, la mostra nel Padiglione Centrale dei Giardini alla 16a Biennale di Architettura di Venezia è suddivisa in due parti principali.
Close Encounter
La prima sezione speciale, intitolata Close Encounter, è formata da una serie di installazioni sviluppate da sedici architetti (o team di architetti) ai quali le curatrici hanno chiesto di approfondire e reinterpretare un edificio di un architetto del passato, come espressione concreta di quella “generosità” che è il cuore del tema della Biennale di quest’anno.
Gli architetti invitati e gli edifici sono:
A2 Architects (Fundacion Oteiza di Francisco Javier Sáenz de Oiza, Alzuza, Spagna);
Boyd Cody Architects (Villa E-1027 di Eileen Gray, Roquebrune-Cap-Martin, Francia);
Noreile Breen (Casa Luis Barragán di Luis Barragán, Città del Messico, Messico);
Bucholz McEvoy Architects (The Buffalo Olmsted Parks di Frederick Law Olmsted, Buffalo, Stati Uniti):
Carr Cotter & Naessens Architects (Salle Cortot di Auguste Perret, Parigi, Francia);
Clancy Moore Architects (Hornbaekhus di Kay Fisker, Copenagen, Danimarca);
Depaor (Chiesa di San Giovanni Battista by Giovanni Michelucci, Florence, Italy);
Donaghy + Dimond Architects (Anhembi Tennis Club di João Batista Vilanova Artigas e Carlos Cascaldi, San Paolo, Brasile);
Donovan + Kennihan Architects (Maison du Peuple di Jean Prouvé e altri, Clichy, Francia);
GKMP Architects (Edificio Girasol di José Antonio Coderch, Madrid, Spagna);
Hassett Ducatez Architects (Edificio in Via Quadronno di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, Milano, Italia);
Henegan Peng Architects (Biblioteca Beinecke di Gordon Bunshaft, New Haven, Stati Uniti);
Mary Laheen Architects, Aoibheann Ní Mhearáin (Centre Jeanne Hachette di Jean Renaudie, Ivry-sur-Seine, Francia);
Steve Larkin Architects (Otaniemi Chapel di Kaija and Heikki Siren, Espoo, Finlandia);
Dominic Stevens, JFOC Architects (Maravillas Gymnasium di Alejandro de la Sota, Madrid, Spagna);
Taka Architects (Centro Comunal y Recreativo Nueva Santa Fe di Rogelio Salmona, Bogotá, Colombia).
Vista generale della mostra speciale “Close Encounter”, Padiglione Centrale, 16a Biennale di Architettura di Venezia; foto © Inexhibit
Close Encounter, sulla destra: l’installazione di Donovan + Kennihan Architects ispirata alla “Maison du Peuple” a Clichy di Jean Prouvé; foto © Inexhibit
Close Encounter, l’installazione di Bucholz McEvoy Architects ispirata dal Buffalo Olmsted Park progettato da Frederick Law Olmsted a Buffalo, New York; foto © Inexhibit
Mostre tematiche
La seconda parte della mostra delle curatrici è articolata in una serie di sotto-sezioni, ognuna sviluppata da (o dedicata a) uno studio di architettura. Ecco una selezione di alcune delle sezioni più interessanti.
Assemble – Factory Floor
Collocata nella Sala Chini, all’ingresso del padiglione centrale, Factory Floor è un’installazione concepita dal collettivo londinese Assemble. Celebrazione della creatività e dell’ artigianato, l”installazione è composta da migliaia di piastrelle d’argilla ad encausto realizzate attraverso un processo innovativo che, combinando in modo casuale i materiali di colori diversi, rende ogni piastrella unica ed irripetibile. Foto © Inexhibit
Odile Decq – Phantom’s Phantom
Alla Biennale 2018, Odile Decq presenta una installazione ispirata al suo celebre “Ristorante Phantom” all’Opera Garnier di Parigi, giocando con il concetto di ambiguità. Una sinuosa parete specchiante riflette e distorce lo spazio circostante e l’immagine delle persone che siedono e si muovono, mettendo così in dubbio la nostra percezione abituale delle forme e delle dimensioni dello spazio. Foto © Inexhibit
Atelier Peter Zumthor – Dreams and Promises
Peter Zumthor presenta una riflessione sul rapporto tra luogo ed architettura, sotto forma di una collezione di modelli architettonici di alcuni dei suoi progetti più rappresentativi, realizzati con i materiali più diversi. Sopra: Museo della Miniera di Zinco, Allmannajuvet, Norvegia; modello in scala, polistirolo espanso, carboncino e argilla. Sotto: Hotel della Montagna, Tschlin, Svizzera; modello in scala, legno e altri materiali. Foto © Inexhibit
BIG – Bjarke Ingels Group – BIG U
L’installazione di Bjarke Ingels Group presenta BIG U, l’ambizioso progetto di BIG per Lower Manhattan, che ne prevede il ridisegno allo scopo di proteggere l’area da inondazioni, uragani ed altre terribili conseguenze dei cambiamenti climatici in atto, oltre che a favorire uno sviluppo urbano sostenibile. L’installazione è formata da un gigantesco modello in scala dell’ultima versione del progetto, attualmente in corso di sviluppo in collaborazione con l’amministrazione della città di New York. Foto © Inexhibit
Robert McCarter – Freespace in place: Quattro architetture moderne per Venezia mai realizzate
Con la sua installazione, l’architetto e docente americano Robert McCarter ripropone una celebre mostra allestita da Carlo Scarpa alla Biennale d’Arte di Venezia del 1972, incentrata su quattro progetti mai realizzati concepiti per Venezia da altrettanti maestri dell’architettura moderna.
I quattro progetti – che sono raccontati attraverso disegni, video e documenti storici – sono:
il Masieri Memorial di Frank Lloyd Wright (1953), il nuovo Ospedale di Venezia di Le Corbusier (1963-1965); il Palazzo dei Congressi di Louis Kahn (1968) e il parco pubblico a Jesolo di Isamu Noguchi (1970). Immagini, dall’alto in basso: vista generale e dettaglio della sezione dedicata al nuovo Ospedale di Venezia di Le Corbusier; pannello grafico e un disegno dell’edificio del Masieri Memorial progettato da Frank Lloyd Wright. Foto © Inexhibit
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