Il Sanatorio di Paimio di Aalto e la nascita dell’ospedale moderno
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L’ala per i pazienti del Sanatorio di Paimio vista da sud-est; foto Leon/Flickr CC BY 2.0
Disegnato da Alvar e Aino Aalto nel 1929, il Sanatorio di Paimio, in Finlandia, è considerato uno dei primi esempi di architettura ospedaliera moderna.
Introduzione
Sanatorio è un termine che identifica i centri per il trattamento della tubercolosi, malattia infettiva che per secoli è stata una piaga terribile di cui sono state vittima milioni di persone, tra cui Jane Austen, George Orwell, Franz Kafka, Frédéric Chopin, Molière, ed Eleanor Roosevelt, tra gli altri. Ancora oggi – nonostante l’introduzione degli antibiotici prima e del vaccino antitubercolare poi, abbiano quasi completamente eradicato la malattia in occidente – la tubercolosi miete un gran numero di vittime nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa e Asia meridionale.
Tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la tubercolosi conobbe un picco nei paesi del nord Europa dove il clima, l’inurbamento e le condizioni igieniche precarie dell’epoca ne resero particolarmente forte l’impatto; in Finlandia, ai primi del Novecento, la malattia risultava infatti la prima causa di morte *.
Il governo finlandese reagì con un programma per la realizzazione di nuovi sanatori in tutto il paese e, nel 1929, bandì un concorso di architettura per la progettazione di un sanatorio nel cuore di una foresta di pini a Paimio, una cittadina non lontano da Turku nella Finlandia sud-occidentale.
Il progetto vincitore del concorso fu quello presentato da Alvar Aalto e da sua moglie Aino, che all’epoca avevano rispettivamente 31 e 35 anni. La nuova struttura era destinata a servire i 52 centri abitati della Federazione dei Comuni della Finlandia Sudoccidentale.
All’epoca, i sanatori erano centri dove, prima della scoperta dell’antibiotico Streptomicina, i malati di TBC e di altre infezioni polmonari venivano sottoposti, a volte per svariati anni, ad un trattamento di bagni di sole, aria corroborante, dieta nutriente, esercizio e riposo.
Dato che i sanatori assolvevano a un duplice scopo, da un lato isolare gli infetti dalla popolazione e dall’altro curarli, essi seguivano due modelli architettonici alternativi, quello che ricordava vagamente un centro di detenzione e quello che seguiva il modello delle case di cura.
Gli Aalto adottarono entusiasticamente il secondo, e concepirono l’edificio di Paimio come “uno strumento medico” applicando concetti architettonici al tempo rivoluzionari e creando uno dei primi esempi di architettura sanitaria moderna.
Oltre all’edificio, gli Aalto progettarono anche tutti gli arredi e molti dei complementi d’arredo del sanatorio, realizzando così una vera e propria “opera d’arte totale” destinata a migliorare le condizioni di salute e quelle psicologiche dei pazienti all’interno di un ambiente confortevole.
Sanatorio di Paimio. Foto Jussi Toivanen/Flickr CC BY-NC-ND 2.0
L’architettura del Sanatorio di Paimio
Terminato nel 1933, convertito in ospedale negli anni Sessanta e oggi sostanzialmente in disuso, l’edificio principale dell’ex sanatorio è formato da tre ali principali; una originariamente destinata ad accogliere i pazienti, una centrale, contenente la hall d’ingresso e i servizi comuni, e una per la cucina e il locale termico. Le tre ali condividono il piano interrato che ospita locali tecnici e di servizio.
Il progetto definitivo differiva da quello che gli Aalto avevano sviluppato per il concorso, in particolare il committente chiese di aumentare di 100 posti letto la capienza dell’ala dei pazienti, rendendola molto più grande di quanto originariamente previsto.
L’ala per i pazienti (anche chiamata ala A) è un volume di sette piani con struttura in calcestruzzo armato, coronato da un solarium lungo quasi cento metri. Essa contiene stanze a 1,2,3 e 4 letti, per un totale di 296 posti letto. Tutte le stanze possiedono una grande finestra affacciata a meridione che permette alla luce naturale di entrarvi copiosamente.
Dato che l’aria pulita era parte del trattamento dei pazienti, gli Aalto progettarono un ingegnoso sistema di ventilazione naturale – che sfruttava la differenza di pressione tra il primo e l’ultimo piano della costruzione – integrato da più tradizionali serramenti apribili e da una serie di camini di evacuazione apribili elettricamente. La scelta delle ventilazione naturale, anzichè l’adozione di un sistema di ventilazione meccanica centralizzata, era dovuto principalmente alla necessità di evitare la propagazione di batteri infettivi attraverso i condotti di aerazione. Le stanze erano poi dotate di un riscaldamento con pannelli radianti a soffitto.
All’estremità orientale dell’ala di degenza erano collocate sei balconate per elioterapia da 24 letti ciascuna, impilate una sull’altra (in seguito convertite in uffici), affiancate da una terrazza per bagni di sole da 120 letti posta all’ultimo piano.
Un giardino con stagni artificiali, giochi, aiuole fiorite e sentieri in ghiaia era situato a sud dell’ala dei pazienti, per dotare le stanze di una bella vista sull’esterno e perché gli ospiti potessero passeggiare in un ambiente naturale protetto e rilassante.
Oltre alla hall principale di accesso al sanatorio, l’ala d’ingresso (anche detta ala B) conteneva vari spazi comuni – tra cui la sala da pranzo, la biblioteca e sale di lavoro – insieme ad altri spazi funzionali, come la sala operatoria, la stanza per le radiografie, sale per i trattamenti e le visite, laboratori e uffici per il personale medico.
L’ala C ospitava la cucina e un locale caldaie posto in un edificio adiacente (in qualche caso chiamato ala D).
Una delle stanze di degenza con l’arredo originale. Foto Leon/Flickr CC BY 2.0
La hall d’ingresso; foto Leon/Flickr CC BY 2.0
Foto Jussi Toivanen/Flickr CC BY-NC-ND 2.0
Il solarium pensile oggi. Foto Jussi Toivanen/Flickr CC BY-NC-ND 2.0
L’uso del colore
Ai primi del Novecento la maggior parte degli ospedali e dei sanatori erano contraddistinti da un’architettura piuttosto ‘cruda’, i cui colori dominanti erano il bianco e il grigio chiaro, associati a una generale idea di pulizia e igiene.
Alavar e Aino Aalto, insieme all’artista Eino Kauria, sovvertirono questo paradigma, introducendo il colore in tutto il sanatorio. Sfortunatamente le tinteggiature originali sono state nel tempo coperte o alterate; ciò nonostante, un dipinto di Kauria e una ricerca approfondita di Elina Riksman per la Fondazione Alvar Aalto ** ci aiutano a capire quali fossero i colori originali.
I gialli, ad esempio, erano usati nella hall d’ingresso, in molte aree comuni e nei vani scala; i rossi nella sala da pranzo, nella stanza per il trattamento con raggi UV e per tutte le canalizzazioni; l’arancio nella sala radiografie; tonalità di colore ritenute calmanti, come verdi e azzurri, erano utilizzati per i soffitti delle stanze di degenza, per il soggiorno, la biblioteca e la sala operatoria; i corridoi dei reparti erano dipinti in verde, blu e ocra.
Agli Aalto non pensarono all’uso del colore per ragioni estetiche, essi ritenevano invece che l’effetto psicologico dei colori potesse contribuire alla terapia; di conseguenza, utilizzarono toni più freddi, dall’effetto calmante, nelle stanze dove i pazienti erano costretti a stare per lunghe ore e toni caldi ed “energizzanti” in molti degli spazi di circolazione e in quelli comuni.
Questo uso del colore, del tutto nuovo negli anni Trenta del Novecento, è oggi ampiamente accettato, e persino raccomandato nella progettazione degli ospedali e degli spazi di cura.
Il vano scale dell’edificio principale dipinto di giallo. Foto Leon/Flickr CC BY 2.0
Foto Jussi Toivanen/Flickr CC BY-NC-ND 2.0
Gli arredi
Come accennato, gli Aalto disegnarono anche molti mobili e oggetti per il sanatorio, il più celebre dei quali è probabilmente la Poltrona Paimio. Prodotte in seguito da Artek, l’azienda fondata dagli Aalto nel 1935, le poltrone erano destinate al riposo dei pazienti, ed erano collocate nelle sale soggiorno del centro. La poltrona è costituita da due elementi continui in legno laminato che formano il sostegno e i braccioli della poltrona; a questi è fissato un sottile e sinuoso piano che funge da schienale e da seduta realizzato in compensato di betulla curvato a vapore. Considerata tra gli oggetti più iconici del ventesimo secolo, la Poltrona Paimio è ancora oggi in produzione.
Tra i molti arredi progettati per il centro vi sono anche sedie, tavoli, sgabelli, letti e una serie di lampade che comprendono applique da soffitto, lampade a sospensione e da parete, lampade da tavolo e pali di illuminazione per esterni.
Alvar e Aino Aalto progettarono anche un lavandino in porcellana a forma di scodella, concepito per ridurre al minimo il rumore dell’acqua corrente e non disturbare i vicini di camera.
Alcuni degli arredi progettati da Alvar e Aino Aalto per il Sanatorio di Paimio, si vedono in particolare la Poltrona Paimio (modello 41), la poltrona “Paimio piccola” (modello 42), una sedia a sbalzo (modello 26) e due sgabelli. Foto Jonas Forth/Flickr CC BY-ND 2.0
La poltrona Paimio. Foto Jussi Toivanen/Flickr CC BY-NC-ND 2.0
Due lampade e una sputacchiera in metallo disegnate dagli Aalto per il sanatorio.
Foto Jonas Forth/Flickr CC BY-ND 2.0
* Ida Blom, Contagion and Cultural Perceptions of Accepted Behaviour Tuberculosis and Venereal Diseases in Scandinavia c.1900–c.1950, 2007, Hygiea, p.126
** Elina Riksman, Paimio Sanatorium Colour Research 2015, Alvar Aalto Foundation
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