PIERO FORNASETTI – Cento anni di follia pratica
Relazione di progetto di Raffaele Arcone
Si è chiusa il 9 febbraio scorso la grande mostra che, nel centenario dalla nascita, Triennale Design Museum ha dedicato a Piero Fornasetti.
La mostra era composta da oltre mille pezzi provenienti per la maggior parte dall’Archivio curato da Barnaba Fornasetti, che prosegue ancora oggi l’attività avviata dal padre.
Il percorso della mostra è stato articolato in sezioni che spaziavano dagli esordi pittorici vicini al Novecento alla stamperia di libri d’artista, dalla collaborazione con Gio Ponti negli anni ’50 e ’60 ai più difficili anni ’70, contrassegnati dal dogma razionalista nell’architettura e nel design che lo relegarono a figura marginale, fino al 1988, anno della sua morte. Il percorso non ha seguito una progressione necessariamente cronologica, ma procedeva per assonanze e discordanze, per affinità e talvolta per contrasti, proprio perché è l’immaginario fornasettiano ad essere cosi complesso: razionalista e paradossale, realista e simbolista, metafisico e surreale.
La sfida più difficile del progetto di allestimento è stata proprio questa: approntare soluzioni tecniche che dessero un’organizzazione razionale e coerente alla enorme quantità degli oggetti da esporre, molti dei quali di ridotte o ridottissime dimensioni; cogliere le sfumature o interpretare il significante di essi, affinché un posacenere potesse stare accanto ad un libro di Pablo Neruda.
Le scelte progettuali hanno seguito un approccio quasi artigianale, da bottega di architettura, elaborando soluzioni su misura, quasi mai facendo affidamento a soluzioni preconfezionate o industriali, attraverso un confronto costante e proficuo con tutte le maestranze convolte nel processo creativo.
Anche nell’uso dei materiali non abbiamo ceduto al fascino dell’ high-tech, a cifre stilistiche d’effetto, ma abbiamo preferito un ritorno a materiali tradizionali, semplici e di facile lettura, che lasciassero trasparire la natura artigianale dell’allestimento.
Del resto una mostra su Piero Fornasetti non poteva essere condotta in altro modo, perché prima ancora che pittore, stampatore, progettista, decoratore, stilista, fu un raffinatissimo artigiano.
Le sue opere sono una perfetta sintesi di tradizione e tecnica. Egli non cedette mai alle mode del momento, al punto da pagare caro il suo essere eretico rispetto all’ortodossia razionalista dell’epoca che tendeva a qualificare come kitsch ogni espressione di fantasia creatrice.
La sua influenza, quindi, non poteva non condizionare, più o meno inconsciamente, le nostre scelte progettuali. ll suo modus operandi, acquisito dal figlio Barnaba, curatore della mostra, ma da lui rielaborato e reinterpretato, non poteva non guidare la nostra mano.