Takahiro Iwasaki – Padiglione del Giappone | Biennale di Venezia Arte 2017
Padiglione del Giappone
Takahiro Iwasaki, "Turn Upside Down, It's a Forest"
Curatore, Meruro Washida
Takahiro Iwasaki, Reflection Model (Ship of Theseus); 2017; cipresso giapponese hinoki, legno compensato, filo di ferro. Foto © Inexhibit
Takahiro Iwasaki, “Capovolta, è una foresta”
Padiglione del giappone | Biennale d’Arte di Venezia 2017
Per la 57° Biennale d’Arte di Venezia il Padiglione giapponese ospita la mostra Turned Upside Down, It’s a Forest (Capovolta, è una foresta) con le opere dell’artista Takahiro Iwasaki, nato nel 1975 ad Hiroshima.
Iwasaki è conosciuto per i lavori in cui trasforma materiali apparentemente banali ed oggetti di scarto in sorprendenti sculture realizzate con precisione maniacale. Nel complesso, l’opera dell’artista di Hiroshima si caratterizza per l’inclusione di elementi che, sebbene non fisicamente presenti, formano parte essenziale dell’identità dell’opera – come ad esempio l’acqua nella serie Reflection Model – per il costante contrasto tra ordine e disordine e per un profondo interesse per le tematiche ecologiche e sociali.
Il curatore della mostra, Meruro Washida, spiega come l’opera di Iwasaki sia profondamente influenzata dalle proprie origini. “Takahiro Iwasaki nasce e cresce a Hiroshima, dove basa la propria attività presente. Nato nel 1975, naturalmente non ha esperienza diretta della bomba atomica, tuttavia nelle sue opere la storia di Hiroshima compare marcatamente. Hiroshima è stata rasa al suolo in un unico istante dall’ordigno nucleare: da città militare prima della guerra a città di pace dopo, con un capovolgimento di immagine a 180 gradi. L’efficacia figurativa di Iwasaki è tale che nell’istante in cui si nota un dettaglio la veduta d’insieme cambia completamente, palesando la relazione con l’esperienza di Hiroshima. Anche l’impiego di materiali di uso quotidiano, nel caso di Iwasaki, è figlio dell’influenza della realtà circostante; si tratta di oggetti defunzionalizzati in un istante e deformati, come quelli conservati nel Memoriale della Pace di Hiroshima. Anche la raffinatezza artigianale, all’intersezione degli universi micro/macro, va esplorata nell’ambito dell’esplosione atomica, quando l’energia nucleare ha cancellato la città. Nel 2011 in Giappone si è verificato un incidente nucleare. L’evento ha riattivato l’attenzione sulla relazione tra città/aree di consumo e spopolamento delle province, e sul problema energetico. Le opere di Iwasaki indagano l’atteggiamento di noi giapponesi verso la scienza e la natura, in prospettiva Hiroshima, città di provincia teatro di devastazione atomica.” (Meruro Washida, curatore)
“Turned Upside Down. It’s a Forest”, ovvero “Capovolta, E’ una Foresta”, è un titolo che si ispira a Venezia, città costruita su una selva di pali in legno. La mostra presenta sette fra opere scultoree ed installazioni, alcune delle quali Iwasaki ha specificatamente pensato per la Biennale 2017. I lavori in mostra possono a grandi linee essere suddivisi in tre famiglie.
La serie Reflection Models è formata da grandi modelli architettonici di templi Giapponesi esistenti, costruiti come se fossero riflessi dalo specchio d’acqua su cui gli edifici originali effettivamente si affacciano, richiamando il binomio realtà / ambiguità. Per enfatizzare ulteriormente questo concetto i modelli sono realizzati con lo stesso legno, il cipresso giapponese, utilizzato per gli edifici reali.
Takahiro Iwasaki, Reflection Model (Lapis Lazuli); 2014. Cipresso giapponese, compensato, filo di ferro. Foto © Inexhibit
Five-story pagoda, Ruriko-Ji Temple, Yamaguchi; foto courtesy of Wakuwaku Zekkei Shasin Tabi (http://wakutabi.net)
Takahiro Iwasaki, Reflection Model (Ship of Theseus); 2017. Cipresso giapponese, compensato, filo di ferro. Foto © Inexhibit
Le tre opere della serie Out of Disorder sono costituite da un insieme apparentemente disordinato di oggetti umili, come tovaglie, fogli, vestiti, scatole di plastica, cannucce, ramazze, che sono accuratamente ricomposte per creare paesaggi urbani e naturali di cui il visitatore può decidere di far parte, inserendosi nel paesaggio attraverso una serie di fori ricavati nel pavimento del primo livello del padiglione.
Out of Disorder (Mountains and Sea); 2017; Lenzuola, asciugamani, panni per la polvere, inchiostro. Foto © Inexhibit
Infine, l’opera Flow, che è parte della serie Tectonic Models, allude all’instabilità della crosta terreste e, più in generale, dei nostri sistemi sociali. L’opera è costituita da una pila di libri scientifici appoggiati precariamente su un vecchio tavolino che l’artista ha trovato a Venezia, sistemati in modo da rimandare all’idea di un edificio in costruzione.
Tectonic Model (Flow); 2017; libri, tavolo. Foto © Inexhibit
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