Padiglione degli Stati Uniti | Biennale di Architettura di Venezia 2018
La Biennale di Venezia
Commissiario: Istituto d'Arte di Chicago. Università di Chicago
Foto: vedi le didascalie
L’esterno del Padiglione Stati Uniti ai Giardini di castello; Biennale di Architettura di Venezia 2018; foto © Inexhibit, maggio 2018.
Dimensions of Citizenship | Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia 2018
Per la 16° Mostra di Architettura della Biennale di Venezia, i curatori del Padiglione degli Stati Uniti, intitolato “Dimensions of Citizenship”, hanno chiesto ad architetti e designer di interpretare il concetto di cittadinanza.
Il tema
La mostra è un indagine su come il concetto di cittadinanza sia cambiato in tempi recenti e come stia ancora cambiando. Il significato consolidato di cittadinanza è stato alterato dai flussi transnazionale di capitali, dalle tecnologie digitali, dalle trasformazioni geopolitiche, dai cambiamenti climatici, dal populismo, dalle disuguaglianze sociali? Come dovrebbero rispondere architetti e progettisti a questa trasformazione, e in che modo il loro ruolo tradizionale sta cambiando a causa di tutto questo?
Per gestire un tema tanto ambizioso, il curatori del padiglione Americano hanno articolato la mostra secondo sette “scale spaziali” – Cittadino, Civitas, Regione, Nazione, Globo, Rete e Cosmo – declinate attraverso sette installazioni commissionate ad altrettanti team di progettazione formati da architetti, designer, artisti e intellettuali, i cui lavori investigano spazi di progetto e di cittadinanza differenti.
Partecipanti
I sette progettisti partecipanti sono: Amanda Williams & Andres L. Hernandez (Chicago, Illinois), Design Earth (Cambridge, Massachusetts), Diller Scofidio + Renfro (New York), Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman (San Diego, California), Keller Easterling (New Haven, Connecticut), SCAPE (New York) e Studio Gang (Chicago, Illinois).
I sette team di progettistii sono stati scelti da un team curatoriale composto da Niall Atkinson, Professore Associato di Storia dell’Architettura all’Università di Chicago; Ann Lui, Assistente alla Scuola dell’Istituto d’Arte di Chicago; Mimi Zeiger, critico indipendente, giornalista, curatore e docente; e dal curatore aggiunto Iker Gil, Direttore dello Studio MAS e fondatore del giornale MAS Context.
Come affermano i curatori: “Questi sette team dimostrano quanto sia variegato il mestiere di progettista al giorno d’oggi: dalla progettazione sociale a quella più fantasiosa; dalla tecnologia alle teoria. Essi sono però uniti dall’amore per la ricerca e da come tale ricerca possa essere usata per proposte innovative dal punto di vista formale, concettuale e politico.”
I curatori del Padiglione degli Stati Uniti per la Biennale di Architettura 2018, da sinistra a destra: Iker Gil, Mimi Zeiger, Niall Atkinson e Ann Lui. Foto di Nancy Wong
Le installazioni
In dettaglio, le sette installazioni sono:
Thrival Geographies. In My Mind I See A Line (titolo che si potrebbe tradurre come “Geografie dell’impegno. Nella mia mente vedo una strada da percorrere”) di Amanda Williams + Andres L. Hernandez, in collaborazione con Shani Crowe. Scala: Cittadino
Sviluppata in collaborazione con l’artista di Chicago Shani Crowe (noto per le sue impressionanti acconciature-sculture derivate dalla tradizione africana) e collocata nel cortile antistante il padiglione, questa installazione è una dichiarazione di come l’appartenenza ad un determinato “gruppo razziale” abbia plasmato il significato di parole come “identità”, “rifugio” e “spazio pubblico” nel contesto della cultura delle comunità afroamericane.
Shani Crowe, Braid Study (2017). Foto fornita da Shani Crowe
L’installazione Thrival Geographies di Amanda Williams + Andres L. Hernandez, con Shani Crowe, foto © Inexhibit, maggio 2018.
Stone Stories di Studio Gang – Scala: Civitas
Stone Stories ci racconta come riqualificare uno spazio urbano possa diventare un esercizio di cittadinanza e di presa di coscienza civica. L’installazione propone una visione urbanistica di Cobblestone Landing, un sito relativamente negletto ma di importanza storica a Memphis, Tenessee. Centinaia di ciottoli sono stati portati da Memphis a Venezia e usati come uno scenario per condividere le storie degli abitanti di Memphis di ieri e di oggi, permettendo in questo modo ai visitatori della Biennale di interagire con uno spazio pubblico distante e con i cittadini che ne stanno plasmando il futuro.
L’installazione Stone Stories di Studio Gang; foto © Inexhibit, maggio 2018.
Memphis Landing in 2018 è un mosaico di nove diversi tipi di pietra che raccontano direttamente o indirettamente la storia della città. Le qualità morfologiche, insieme alla collocazione centrale e al suo complesso significato culturale, rendono questo sito un luogo portatore di una memoria cittadina che attende di essere svelata e condivisa. (Foto di Studio Gang)
Ecological Citizens di SCAPE – Scala: Regione
Sviluppato dallo studio di architettura Newyorkese SCAPE, in collaborazione con L’Università di Bologna e l’ISMAR – Istituto di Scienze Marine del CNR, Ecological Citizens ha scelto la Laguna di Venezia come caso esemplare di area ad elevato rischio ecologico e si concentra in particolare su possibili soluzioni e strategie progettuali per l’Isola della Certosa. Lo scopo è dimostrare che l’architettura del paesaggio può essere uno strumento per stimolare e ridefinire la risposta della cittadinanza ai cambiamenti climatici.
Paesaggio lagunare, Laguna di Venezia (2017). (Foto di Andrea Barbanti, fornita da SCAPE)
MEXUS: A Geography of Interdependence di Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman
Scala: Nazione
MEXUS illustra una zona transnazionale formata da otto bacini fluviali condivisi da Messico e Stati Uniti, mettendo così in dubbio il modo in cui pensiamo i confini tra nazioni, ed invitandoci a ragionare sull’idea di una coesistenza fondata sulle opportunità di collaborazione tra comunità solo in apparenza separate.
L’installazione MEXUS di Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman; foto © Inexhibit.
La Nazione contro la Natura, serie di fotografie tratte da MEXUS (2017) di Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman. Il confine terrestre tra Stati Uniti e Messico si scontra con i sistemi geologici e naturali che lo attraversano. Un nuovo muro si propone di chiudere questi varchi, compromettendo ulteriormente tali sistemi ecologici transnazionali insieme ai destini condivisi delle comunità frontaliere. (Foto fornita da Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman)
In Plain Sight di Diller Scofidio + Renfro, Laura Kurdan, Robert Gerard Pietrusko, in collaborazione con il Columbia Center per la Ricerca Spaziale – Scala: Globo
In Plain Sight (In Bella Vista) propone una rappresentazione della distribuzione della popolazione sul pianeta Terra utilizzando dati tratti dalle immagini realizzate da Soumi, un nuovo tipo di satellite per l’osservazione terrestre in orbita polare realizzato dalla NASA, dall’Agenzia Nazionale per gli Oceani e l’Atmosfera e dal Dipartimento della Difesa statunitensi. Confrontando due immagini della Terra scattate all’una e cinquanta del pomeriggio e all’una e mezza di notte, In Plain Sight ci mostra una sorta di mappa geografica dell’inclusione e dell’esclusione, composta da luoghi scarsamente illuminati in cui vivono un gran numero di persone e luoghi pieni di luci ma sostanzialmente disabitati ma di importanza strategica, politica o economica.
Diller Scofidio + Renfro, In Plain Sight, Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia 2019; foto © Inexhibit, maggio 2018.
Luci Notturne, Canada e Stati Uniti settentrionali (2016), Diller Scofidio + Renfro, Laura Kurdan, Robert Gerard Pietrusko, con Columbia Center for Spatial Research. Foto: NASA, Centro per il volo spaziale Goddard. Black Marble 2016
MANY di Kellcr Easterling – Scala: Rete
MANY è una piattaforma online, concepita dall’architetto e educatrice americana Keller Easterling e dal suo team, per facilitare l’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro. La piattaforma mette in relazione i talenti e le competenze dei migranti con la opportunità lavorative disponibili nelle varie parti del mondo. MANY antepone la mobilità cosmopolita all’identità nazionale e contemporaneamente utilizza la teoria delle reti per ripensare un’idea di cittadinanza tradizionale oggi superata.
MANY di Kelly Easterling con MANY (2017)
Cosmorama, Planetary Ark, e Pacific Cemetery di Design Earth – Scala: Cosmo
Per Dimensions of Citizenship, lo studio Planet Earth (guidato da El Hadi Jazairy e Rania Ghosn) ha creato Cosmorama-Mining the Sky, Planetary Ark, e Pacific Cemetery, tre progetti immaginari al di fuori dei confini planetari che, insieme, esplorano lo spazio al di sopra dell’atmosfera terrestre come un possibile territorio di colonizzazione umana in un’epoca in cui prevedere scenari di crisi ed estinzione è diventata cosa normale sul nostro pianeta.
L’installazione di Design Earth nel Padiglione Americano alla Biennale 2018; foto © Inexhibit
Planetary Ark 11/31 (All Aboard) (Arca PLanetaria 11/31. Tutti a bordo) the Architekton (2018), Design Earth. Immagine di Design Earth
Mostre collaterali e programma di attività
Insieme alle sette installazioni già citate, la mostra presenta anche una serie di video, installati nella rotonda centrale del padiglione, realizzati da Frances Bodomo, Mandana Moghaddam, David Rueter and Marissa Lee Benedict, Mika Rottenberg e Liam Young.
Infine, Form N-X00: New Forms for Citizenship è un progetto collaterale che si pone l’obbiettivo di espandere la nostra attuale idea di cittadinanza e che si basa su una serie di testi brevi e di immagini con cui architetti, designer, scrittori, artisti e intellettuali internazionali esprimono la loro visione di come inclusione ed esclusione siano condizionati dalle caratteristiche degli spazi in cui viviamo.
Il programma di attività del padiglione statunitense comprende anche presentazioni, dibattiti, tavole rotonde, spettacoli dal vivo ed eventi speciali.
Il progetto dell’allestimento e della grafica del Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia Architettura 2018 è stato realizzato dallo studio Project Projects / IN-FO.CO guidato da Adam Michaels e Shannon Harvey.
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