Museo Ettore Guatelli: la cattedrale delle cose
Via Nazionale, 130
Ozzano Taro Collecchio (PR
http://www.museoguatelli.it/
Foro di Riccardo Bianchini, Inexhibit
Si ringrazia la Fondazione Museo Ettore Guatelli
“La bellezza degli aspetti della vita quotidiana che noi abbiamo ignorato ed il loro valore che noi non abbiamo riconosciuto, ce li ha mostrati un semplice uomo di campagna nelle vicinanze di Parma. Il suo nome è Ettore Guatelli“ (Werner Herzog – regista)
Il Museo Guatelli di Ozzano Taro, Parma
Se concordiamo con l’idea che lo scopo di un museo debba essere qualcos’altro rispetto al conservare e al contenere, e che un museo debba essere capace di accompagnare il visitatore attraverso un’ esperienza unica e coinvolgente, questa magia – al tempo stesso semplice e difficilissima – si trova nel museo Guatelli di Ozzano Taro, vicino a Parma.
Entrando, la sensazione più forte che coglie il visitatore è quella di essere travolti, sopraffatti dalle migliaia di oggetti – circa 60.000 – che occupano ogni centimetro quadrato delle superfici disponibili: soffitti, travi, falde di tetto, pareti, sguinci di porte e finestre, ante di legno, pianerottoli e sottoscala. Perfettamente allineate su mensole e mobili, oppure disposte su pareti e soffitti, le cose disegnano arabeschi, onde, cerchi concentrici e linee che si rincorrono, seguendo i pensieri e la visione di Ettore Guatelli, che ha immaginato e costruito questo incredibile racconto.
L’effetto globale è quello di una cattedrale delle cose: le migliaia di oggetti “ovvi”, come li definiva lo stesso Guatelli, siano essi attrezzi del lavoro come chiodi e zappe, pinze e martelli, forme per le scarpe, ruote e pale, oppure utensili domestici come barattoli e tazze, orologi e vasi di vetro, macchine per scrivere o contenitori in latta, sono disposti qui in centinaia di esemplari.
Gli oggetti – l’effetto è particolarmente potente soprattutto nelle stanze più piccole della casa dove Guatelli ha abitato – hanno preso il posto della struttura edilizia: una stretta scala mette in comunicazione muri di vasi di vetro con torri di scatole multicolori, sequenze di orologi con grappoli di tazze, come in una gigantesca installazione percorribile.
Non ci sono “oggetti unici”, le cose non sono esposte ma disposte in centinaia di esemplari ripetuti; come in certe decorazioni che ricoprivano l’interno delle grotte delle dimore suburbane a metà del ‘500, solo che qui, al posto delle concrezioni rocciose e delle conchiglie, delle madreperle e degli stucchi preziosi ci sono gli oggetti che Ettore Guatelli ha raccolto in una vita: cose scartate e rifiutate a cui è stata restituita dignità, oggetti che costituiscono l’ alfabeto, concreto e tangibile, della narrazione del quotidiano.
Ettore Guatelli
Nel podere ‘Bella Foglia’ di Ozzano Taro, nel 1921 Ettore Guatelli nasce in un famiglia di contadini. Nonostante le condizioni economiche poco agiate e della salute cagionevole, Ettore studia e diventa maestro elementare. La raccolta degli oggetti inizia per caso, e Guatelli li utilizza anche durante le lezioni a scuola. Ben presto le cose cominciano ad invadere anche le stanze della casa abitate dai diversi membri della famiglia; nascono in questo modo la stanza del vetro, prima occupata dalla zia, quella degli orologi e il ballatoio delle ceramiche.
“Per fortuna c’è stato qualcuno che ha raccolto gli oggetti della cultura contadina, e ha istituito delle raccolte; la principale direi la raccolta maggiore, la più importante, la più bella, la più interessante e direi anche la più commovente, è quella fatta da Ettore Guatelli, che per tutta la vita ha raccolto gli oggetti della cultura contadina e della vita quotidiana dei contadini, e li ha raccolti con una apertura mentale ECCEZIONALE, senza privilegiare questo o quell’oggetto, e ha messo su un museo vicino a Collecchio, a Ozzano Taro” (Federico Zeri, critico d’arte)
Articolo di Federica Lusiardi, Inexhibit
Foto Riccardo Bianchini, © Inexhibit, 2014, tutti i diritti riservati
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