Il Metropol Parasol, progettato dall’architetto tedesco Jürgen Mayer Hermann insieme ad Arup, con l’ingresso all’Antiquarium; foto John Mason CC BY 2.0.
L’Antiquarium del Metropol Parasol di Siviglia
L’Antiquarium di Siviglia è parte del progetto Metropol Parasol, nato con l’obiettivo di rifunzionalizzare l’antica Plaza de la Encarnacion del capoluogo andaluso. La piazza, che sorge sull’incrocio tra il cardo e il decumano della città romana, è stata per secoli la sede di un fiorente mercato cittadino prima di venire abbandonata negli anni ’70 dopo la demolizione dello stesso mercato.
Dopo qualche decennio la città di Siviglia ha deciso di dare inizio ad un progetto di riqualificazione e sviluppo urbano che ha ridisegnato un nuovo paesaggio nella città. L’edificio Metropol Parasol, dell’architetto tedesco Jürgen Mayer-Hermann, si sviluppa su cinque livelli, dei quali il piano seminterrato accoglie l’ Antiquarium, dedicato al sito archeologico rinvenuto durante le prime fasi del cantiere, il cui progetto di musealizzazione è stato affidato allo studio Felipe Palomino Arquitectos .
Il progetto dell’ Antiquarium
Per Felipe Palomino, l’architetto incaricato della progettazione degli spazi dell’Antiquarium, ” l’aspetto più importante dell’architettura sta nella sensazione che lo spazio progettato riesce a evocare. Lo spazio ci da forma e ci trasforma”.
I resti ritrovati nel corso degli scavi di fondazione per la realizzazione del Metropol Parasol sono situati a 5,45 metri di profondità dal piano stradale e occupano un grande spazio di circa 5000 metri quadrati. L’intento del progettista è stato di modificare la percezione che abitualmente si ha in un luogo sotterraneo, e per farlo l’ispirazione è stata mutuata dal mare; l’ Antiquarium è stato infatti concepito come un paesaggio sottomarino da esplorare, dove le cose possono essere viste solo quando ci si avvicina ma che, allo stesso tempo, sembra non avere confini.
Felipe Palomino ha creato una sorta di “membrana” che avvolge il sito archeologico. Questa membrana, realizzata da setti in cristallo con diversi gradi di trasparenza, permette di controllare la visibilità dei diversi ambiti e contemporaneamente evita rigidità e chiusure visive. Il trattamento dello spazio produce uno spazio dinamico, in linea con le premesse del progettista, capace di determinare un vasto spettro di percezioni visive.
L’impossibilità di illuminare lo spazio espositivo con luce naturale ha richiesto un’ attenzione particolare al progetto illuminotecnico: sono stati introdotti due distinti sistemi di illuminazione artificiale, uno architettonico, che collabora con le partizioni in cristallo alla formazione dell’ambiente, l’altro espressamente dedicato all’ illuminazione dei reperti.
Disegni e immagini, courtesy of Felipe Palomino Arquitectos.