Moshe Safdie: ‘ Progettare senza pensare di costruire non è architettura”

In questa intervista della serie Time Space Existence (potete vederla qui sotto in inglese grazie al nostro partner multimediale PLANE-SITE), l’architetto canadese di origini israeliane Moshe Safdie (nato nel 1938 ad Haifa) parla di molteplici aspetti della progettazione architettonica.
Il video (click to play)
(Trascrizione dell’intervista)
“Se c’è un particolare tratto nel mio lavoro, che forse è da apprezzare, è che non ho trasferito gli stessi concetti da un luogo all’altro, ma ho imposto a me stesso di cercare di capire l’essenza di un luogo. Il progetto consiste nel far funzionare le cose, adattarle e rispondere al loro scopo. Questa è la mia check-list: la mia architettura è senza tempo? Il progetto è concepito in modo tale che possa essere significativo a lungo termine?”
Modelli e tipologie
“Nei primi anni della mia carriera ero ossessionato dalla geometria, e dall’idea di creare componenti spaziali tridimensionali come elementi costitutivi della costruzione.
Habitat, (Safdie si riferisce al complesso di alloggi progettato nel 1967 ) è un esempio in cui elementi parallelepipedi costituiscono le singole unità abitative. Poi ho cercato di trasferire quello stesso processo mentale ad altre tipologie ma, ad un certo punto mi sono reso conto che diverse tipologie richiedono sistemi diversi, e che esiste un’ampia varietà di sistemi di costruzione, ognuno dei quali potrebbe portare ad una più ampia varietà di espressioni. Questa per me è stata una grande lezione.”
Architettura costruita e progetti non realizzati
“Come architetto impegnato nella costruzione (penso che) progettare senza l’intenzione di costruire è un fallimento per definizione perché non è architettura. Invece, per coloro che progettano per costruire, non riuscire a farlo non è un fallimento (perché) ci sono diversi motivi per cui le cose non si realizzano, ma i progetti formano comunque una esperienza importante . Probabilmente più del 50% del mio lavoro non è stato realizzato ma quando lo rivedo penso che sia il più significativo.
La parte realizzata di Habitat 67 corrisponde ad un quinto del complesso originale; se il progetto originale fosse stato costruito forse il corso di architettura in questo secolo sarebbe stato diverso.”
L’architettura che “stupisce” e l’architettura rilevante
“Quando sei un architetto da cinquant’anni, hai già visto demolire tre tuoi edifici e vedi le trasformazioni in atto (ti rendi conto che) molto poco o nulla è per sempre.
Ho visto l’architettura passare da preoccupazioni profonde per la società nel suo complesso a un periodo in cui l’ interesse si è spostato alle possibilità dell’architettura. Ho visto il pubblico meravigliato da certi edifici per la loro notorietà, ma un conto è rimanere colpiti per breve tempo, e un conto è quando un edificio ti coinvolge profondamente.
Oggi vado ad Habitat, ha cinquant’anni e, non solo per me ma per quasi tutti gli osservatori è più attuale che mai. È rilevante come sempre. Dopo anni nei quali è stato quasi ignorato, ad un tratto le idee (espresse) da Habitat sono ovunque. La questione della contemporaneità dell’architettura ha a che fare con i valori rappresentati da un edificio. Un edificio è contemporaneo se coglie lo spirito del tempo, così come la tecnologia del tempo, in modo duraturo.”
A proposito di Moshe Safdie
Nato nel 1938 a Haifa, Moshe Safdie, architetto, urbanista e docente israeliano-canadese, dopo essersi laureato in Architettura alla McGill University di Montreal ha lavorato da Louis Kahn.
E’ conosciuto per il progetto dell’iconico complesso abitativo Habitat 67, progettato all’inizio della carriera . Negli anni seguenti, intorno al 1970, ha fondato il suo studio a Gerusalemme dove è stato coinvolto nello sviluppo del nuovo centro città . Safdie è anche noto per il progetto del resort Marina Bay Sands di Singapore, del nuovo Yad Vashem a Gerusalemme e per l’ Institute of Peace Headquarters a Washington DC. negli Stati Uniti.
Safdie Architects, Complesso abitativo “Habitat 67” a Montreal, Canada, 1967; foto James Brittain
Complesso abitativo “Habitat NY “, New York (non realizzato); immagine, courtesy of Safdie Architects.
Safdie Architects, “Yad Vashem”, Gerusalemme, 2005; foto Timothy Hursley
Safdie Architects, “United States Institute of Peace”, Washington, DC, 2009; foto Timothy Hursley
Safdie Architects, “Kauffman Center for Performing Arts”, Kansas City, Missouri, 2011; foto Timothy Hursley
Safdie Architects, “Crystal Bridges Museum of American Art”, Bentonville, Arkansas, 2011; foto Timothy Hursley.
Safdie Architects, “Marina Bay Sands integrated resort”, Singapore, 2011; foto Timothy Hursley
Time-Space-Existence
Time, space and existence. Questi tre concetti delineano i contorni del mondo che ci circonda – un fatto particolarmente vero all’interno dell’architettura. Prendendo queste parole come punto di partenza, la Fondazione GAA è pronta a curare la sua quarta mostra collaterale nel contesto della Biennale di Architettura di Venezia, che si svolge da maggio a novembre 2018.
Con oltre 100 architetti internazionali, affermati ed emergenti, la mostra intende offrire un complemento affascinante ad una biennale tradizionalmente tracciata lungo linee nazionali.
links utili
PLANE-SITE: https://plane-site.com/
GAA Foundation: http://www.globalartaffairs.org
European Cultural Centre (ECC): http://www.europeanculturalcentre.eu/index.php
Safdie Architects: https://www.safdiearchitects.com/
copyright Inexhibit 2025 - ISSN: 2283-5474